DOLORI LOMBARI NEL CICLISMO
Le lombalgie del ciclista derivano da un insieme di fattori concomitanti, per la cui comprensione occorre considerare i movimenti che il complesso bacino+colonna vertebrale compie durante il ciclo della pedalata e l’azione dei muscoli a quest’ultima collegata. Durante la pedalata, la colonna è soggetta a un continuo e ritmico movimento di flessione laterale soprattutto a carico del tratto lombare in sincronia con le oscillazioni del bacino. Il bacino, punto di ancoraggio degli arti inferiori, è sottoposto a notevoli forze destabilizzanti derivanti dall’azione di spinta sul pedale. L’azione dei muscoli dell’arto inferiore (gluteo, estensori della coscia ecc.), infatti, tende a ruotare e a spostare in alto e indietro il bacino. I muscoli paravertebrali, il gran dorsale e il quadrato dei lombi del lato opposto si oppongono a queste forze nell’evitare che questo accada. Quest’intensa attività muscolare determina una certa compressione sulle strutture vertebrali. C’è però un altro muscolo, detto “psoas iliaco”, che si trova all’interno del bacino, sul quale vale la pena spendere alcune parole. Lo psoas è deputato alla flessione della coscia sul tronco ed entra in azione, durante la pedalata, nella fase di richiamo del pedale (dal punto morto inferiore al superiore), soprattutto quando si pedala fuorisella o con cadenza bassa, come in salita. La sua azione è tanto maggiore quanto più l’atleta utilizza questa fase per esprimere un surplus di potenza in ausilio dell’arto controlaterale impegnato nella fase di spinta.
Il muscolo psoas
Lo psoas agisce, infatti, ancorandosi a monte su tutte le vertebre lombari e a valle sul femore e l’abitudine a “tirare” sui pedali della fase di richiamo può determinare una vera e propria forma di indurimento e accorciamento del muscolo, con il risultato di mettere costantemente sotto tensione le vertebre lombari, di limitare l’inversione della curva lombare e di alterare l’equilibrio del bacino. Tuttavia, anche i meccanismi finora descritti non sono sufficienti a determinare da soli l’insorgenza di dolore e disfunzione e possono, tuttavia, essere fattori scatenanti, oltre che in occasione di patologie fino a quel momento silenti, in presenza di dismorfismi e paramorfismi dell’apparato locomotore, come scoliosi, alterazione delle curve nel piano sagittale, asimmetrie degli arti, alterazioni della postura del bacino (rotazioni, eccesso di antiversione o retroversione). In presenza di dismorfismi, la postura adottata in bicicletta per periodi molto lunghi può determinare un sovraccarico meccanico di alcune delle componenti articolari. Le asimmetrie degli arti o dell’appoggio plantare e le scoliosi, in particolare, determinano importanti modificazioni della posizione reciproca del bacino e dei segmenti della colonna vertebrale, con alterazioni del carico meccanico che agisce in maniera non bilanciata su ciascuna delle componenti.